Se oggi esiste una club Culture una buona parte del merito va a David Mancuso, DJ pioniere newyorkese che negli anni 70 ha enormemente contribuito a definire il ruolo del DJ, e lo standard a cui i club si sarebbero dovuti adeguare per gli anni a venire.
The Loft
L’appartamento era quello in cui risiedeva lo stesso Mancuso, e si trovava nel quartiere di Chelsea, all’angolo tra Broadway e Bleecker Street.
Il “The Loft” era ampio inizialmente circa 220 m², con il soffitto alto poco più di 4 metri, ed il pavimento in legno; successivamente lo spazio venne ampliato, permettendo la presenza di circa 300 persone
Si trattava di feste esclusivamente ad invito per circa 200 persone delle più svariate estrazioni sociali, etniche e culturali, frequentate dai primi dj della storia come Larry Levan, Frankie Knuckles, David Morales, Francois Kevorkian, Nicky Siano, Tony Humphries. La selezione degli invitati era estremamente rigorosa, ma includeva artisti di ogni tipo, stretti amici di Mancuso, fino a galleristi e uomini d’affari.
Tutto veniva curato nei massimi dettagli: dalla precisa posizione degli altoparlanti Klipsch, fino alla scelta di puntine dei giradischi realizzate su misura da un’azienda giapponese. Il sound system del “The Loft” è considerato uno tra i migliori di sempre: fu innovativo, incentrato sull’estrema potenza dei bassi, su ispirazione del dub giamaicano. La musica suonata era estremamente variegata, ed includeva musica latina, africana, Philadelphia soul, funk.
I primi eventi al “The Loft” vennero organizzati nel 1970 in maniera sporadica, ed erano chiamati “Love Saves The Day”. L’appuntamento col “The Loft” divenne però di cadenza settimanale già dal 1971. L’idea di Mancuso fu ispiratrice della nascita di alcune tra le più importanti discoteche newyorkesi degli anni settanta, come ad esempio il Paradise Garage, il The Gallery e il The Saint.